Una storia qualunque (un po’ di tempo dopo)

24 08 2009

Era passato molto tempo da quella notte: no, non anni, però erano successe varie cose che avevano fatto sì che il suo tempo interiore scorresse quasi alla velocità della luce. Tanti, tanti avvenimenti, tante emozioni che l’avevano fatto pensare molto. Un giorno, improvvisamente, si ricordò di quella notte e di tutte le riflessioni che le avevano fatto da leitmotiv, e anche di quell’espressione, “Vera Felicità”. Gli venne in mente quella promessa che aveva fatto a se stesso (di impegnarsi nella sua ricerca), e si rese conto che ci aveva provato davvero, lui, ci aveva creduto, e aveva pensato addirittura di avercela fatta: in un momento si era addirittura sentito “felice”, credendo di averla trovata realmente la “Vera Felicità”.

Ma come fu momentaneo il ritrovamento, fu momentanea la perdita.

Si era illuso. Aveva semplicemente mentito a se stesso. Una bugia buona, s’intende, certo non voleva autolesionisticamente farsi del male, no. Il fatto è che si è sentito arrivato troppo precocemente, dando per scontate molte cose, immaginado e volando troppo con la mente.

Anche questo aveva provveduto ad aumentare il suo livello di stress. Come ho già detto, non era per lui unbel periodo tranquillo, tutt’ altro. Però credeva di rimanerci peggio rispetto a come era andato realmente tutto il decorso della sua ricerca della Felicità. In fondo erano bastati pochi giorni per far tornare alla normalità quella che sembrava la più grossa delusione della sua vita. Ora però si sentiva più forte di prima, forse più disilluso…

Comunque quello rimaneva per lui un periodo molto strano che di solito definiva “di transizione”: forse  sarebbero cambiate molte cose di lì a poco, diciamo che credeva di cambiar vita, ma questa è un’altra storia…

Ora non sapeva cosa aspettarsi dalla sua vita, e decise di giocarsela giorno per giorno senza fare grandi progetti o porsi troppi problemi esistenziali.

Un’ idea però perseverava a rimanere nella sua mente, quella della “Vera felicità”: quest’ espressione ora stava assumendo un carattere molto più terreno e momentaneo rispetto a quello che aveva teorizzato tempo prima, e anch’ esso andava adattandosi giorno per giorno.

Ma forse aveva rivisto la luce: non era come tempo addietro, era più come un’ altalenante fiammella di una candela, a volte spariva ma poi tornava. Ma comunque decise di non focalizzarsi troppo su quella fonte luminosa e calorifera, forse perchè aveva paura di spengerla se si avvicinava troppo. Per ora si accontentava di rimanere alla debita distanza, nè troppo vicino nè troppo lontano, aspettando e vedendo cosa sarebbe successo.

Provò a fare un piccolo esame di coscienza della sua vita in quel momento, ma non riuscì a tirarne fuori nulla di nuovo rispetto a quello che già constatava ormai da un po’, che cioè si trovava nel periodo più strano della sua vita e che non riusciva a capire cosa stava succedendo fuori (ma soprattutto dentro) di sè.
“Sarà un periodo”, pensò, “passerà…”
Si addormentò anche quella sera, come tutte le altre sere. I suoi occhi si chiusero ma, come sempre, non si addormentò subito, pur essendo molto stanco.
Si addormentò anche quella sera, con l’ immensa voglia di andare a cercare la “vera felicità”.
Si addormentò, come sempre.

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Una risposta

31 08 2009
Elena

La ricerca della felicità è un cammino arduo e senza giuste ricompense. La felicità è effimera e non dura mai abbastanza. Bisognerebbe accontentarsi della serenità…

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