Assignment 6: riflessioni sul copyright

16 04 2009

Ho letto dei post (e altri articoli a giro per la rete) in cui gli autori si lamentavano aspramente riservando un grande rancore nei confronti dei diritti d’autore. Io sono in parte d’accordo con queste lamentele, in particolare vi invito a legere questa riflessione su un blog amico. Inoltre, come tutti noi altri studenti di medicina, trovo estremamente limitante il fatto che molti prof. non possano fornire materiale didattico (su cui incentrano le loro spiegazioni) agli studenti.

Ma a criticare e basta son bravi tutti. Ora voglio provare ad entrare un po’ nella mentalità di chi sfrutta il “diritto d’ autore”. Iniziamo ora il gioco del “Facciamo” (cit. Stefano Benni, “La compagnia dei celestini”).

Facciamo che io sia un artista, magari un composiore di musica (anche leggera, fate voi). E facciamo che io abbia appena scritto un nuovo pezzo, non dico una cosa eccellente, ma qualcosa in cui comunque ho messo l’ anima. Facciamo anche che la mia unica fonte di guadagno sia quella del compositore, che cioè non abbia altre fonti di sostentamento cheil mio lavoro di compositore. Facciamo anche che io abbia comprato i diritti per la mia nuova composizione.

Che diritto ha un tizio qualunque di venire ad estirpare una parte di me per poi neache riuscire a comprendere fino in fondo la mia creazione? Ma poi, soprattutto: che diritto ha di “rubare” (parola un po’ retorica riguardo a questa tematica) ciò grazie al quale io riesco a sopravvivere? Voglio dire, io vengo pagato per le mie opere, se tu le prendi senza pagare io non ci guadagno nulla, ma io invece ho diritto di guadagnare per il lavoro che svolgo, al pari di un avvocato e di un muratore. Allora perchè non si va da un avvocato pretendendo che ci scriva un’ arringa se poi al processo la voglio declamare io, e magari spacciare per mia? Fossi l’ avvocato vorrei almeno essere pagato e citato.

Allora perchè un artista non dovrebbe desiderare tutto ciò?

Questo post vuole essere una polemica contro il qualunquismo della massa che spesso non si pone alcuni problemi, rimanendo solo allo strato più superficiale di essi, senza sognarsi minimamente di approfondirli mettendosi in discussione (cosa che solo pochi- fortunati- sono in grado di fare).

Concludo dicendo brevemente che, comunque, i “copyrights” oggigiorno stanno raggiungendo costi eccessivi e quindi non stimolano (mi riferisco principalmente a libri e affini) alla conoscenza e al loro approfondimento. Dopotutto, l’ evoluzione è un processo collettivo che passa attraverso vari rimaneggiamenti. Tutto da inquadrare nel rispetto del precedente e della collettività.

Mi scuso per la lunghezza dell’ articolo, ma avevo a cuore questo tema. Per sdrammatizzare, vi lascio con questa vignetta.